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SOPRA LE NOSTRE TESTE

Proprio sopra le nostre teste, in queste serate estive, si trova uno dei gruppi nebulosi-molecolari più estesi del cielo. E’ il complesso nebuloso molecolare del Cigno (la costellazione che lo ospita per cosi dire. Grafica nel primo commento). Si tratta di una delle aree di formazione stellare più turbolente della nostra Galassia, nonché del complesso nebuloso molecolare più grande conosciuto nella Via Lattea.

Al suo interno alcune stelle molto luminose ben visibili come Deneb (nome che deriva dall’espressione araba Dhaneb, che significa coda, perché situata nella coda del Cigno) e Sadr (nome che deriva dall’arabo “busto” proprio perché al centro del Cigno)

Per questo scatto è stato utilizzato un astroinseguitore ma senza autoguida da computer. Quindi bisogna stazionare bene verso il polo nord e poi andare a cercare manualmente la zona di cielo che vogliamo riprendere. A quel punto, se lo stazionamento è stato fatto bene, avremo stelle puntiformi anche per esposizioni di qualche minuto se riprendiamo con focali non troppo elevate. Per questa foto sono stati fatti 52 scatti da 30 secondi ad una focale di 70mm ad iso 1600. E’ stato usato un filtro antiinquinamento luminoso. Camera Canon eos R6 Mirrorless. La somma dei 52 scatti è stata sviluppata con il programma gratuito “Deep Sky Stacker” a cui sono stati aggiunti anche 21 dark frame. Ricordo che i dark frame sono scatti effettuati con gli stessi identici parametri ma con il tappo sull’obbiettivo. Questo per permettere al programma di sottrarre un po’ di rumore termico alla foto. In questo caso devono essere fatti immediatamente aver acquisito i light frame per averli alla stessa temperatura. L’immagine che ci restituisce il programma è un TIFF a 32 bit, (abbiamo scattato in RAW) quindi molto profonda come segnale, e bisogna andarlo a tirare fuori perché c’è. Il segnale c’è, è il programma che non riesce subito a farcelo vedere proprio perché ha una profondità molto elevata. Bisogna lavorare di livelli e strecciare più volte l’immagine fino a far uscire la foto. Ecco perché nella fotografia astronomica si parla ancora di sviluppo della foto nonostante si lavori in digitale con programmi appositi.

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